headerphoto


Cappelle(4)  Chiese(2)  Frazioni(42)  Montagne(4)  Piloni(5)  Valaouria(4) 



 

La Nova

La Nova

 

 

Il nome: così denominata anche nella carta IGM, era chiamata nel XVIII secolo "La Nova dei Bardenghi" (Cristini 1959, p. 69). Come nel caso della borgata La Donia, anche qui l'articolo fa parte del toponimo. Probabilmente il significato del nome è "la nuova borgata", cioè un insediamento più recente rispetto a un altro vicino (in questo caso la borgata Bardenghi).

 

Ubicazione: La Nova si trova a 1000 m. sul livello del mare, tenendo però conto che le costruzioni sono distribuite in verticale, tra q. 990 (i soutan 'd la Nova) e q. 1020 (La Nova souberana); coordinate GPS: N 44° 20.616', E 007° 22.675' (alla fontana pubblica principale).

 

Il percorso automobilistico costituisce anche una piacevole passeggiata di circa 1,5 km. ed è segnalato da cartelli stradali. Dalle ultime case di Valloriate, all'altezza della frazione Molino e del bivio per Chiotti, si prende la strada asfaltata che sale alla borgata Bardenghi (I Bardengh); più in alto, dopo alcuni tornanti, all'altezza della Cappella di S. Bernardo (ben visibile a destra) si prosegue diritti, lasciando a sin. la strada per Bardenghi. Poco più avanti si prende a sin. la deviazione per la borgata La Nova, che si raggiunge dopo pochi metri di strada asfaltata (è bene parcheggiare l'eventuale automobile all'altezza della Cappella di S. Bernardo).

Le case più basse della borgata (I soutan) si possono raggiungere direttamente seguendo, al bivio della Cappella di S. Bernardo, la strada per Bardenghi e prendendo, dopo pochi metri, la prima strada sterrata a destra. Le case superiori si raggiungono invece proseguendo per la strada asfaltata e prendendo la seconda e più alta strada sterrata a destra.

 

Storia: seguendo l'ipotesi di Don Cristini (cit. sopra), si può ritenere che La Nova sia stata costruita successivamente alla borgata Bardenghi, tra XVII e XVIII secolo. Tra le famiglie che dovrebbero avere concorso alla fondazione troviamo i Berardengo provenienti dalla borgata Airale (Eral: l'dierno centro del paese di Valloriate) e i Monaco, provenienti anch'essi dal fondovalle, a cominciare da Sebastiano (nato nel 1653) che si trasferì alla Nova (o contribuì a fondarla, con i Berardengo) insieme al fratello Matteo. Dai pronipoti di Sebastiano discendono i rami familiari detti " 'd Nasou" e "'d Giors" (dai nomi dei ché, o capostipiti).

Si tratta di una delle borgate in passato più popolose: le molte case erano distribuite in verticale, ma senza soluzioni di continuità: forse per questo non risulta ufficialmente registrata la distinzione tra borgata soutana e souberana (che era però nell'uso parlato e quotidiano degli abitanti).

 

Molte abitazioni sono crollate, ma lungo tutta la borgata si incontrano case ristrutturate con criteri moderni accanto ad altre con aspetto più tradizionale e mantenute in buone condizioni

 

La fontana principale si trovava in basso, poco oltre l'attuale bivio Nova-Donia. Consisteva in un pozzo-cisterna di raccolta ("la tina"), in pietre a secco e intonacato internamente, collocato a monte della strada e ricavato all'interno del pendio. È tutt'ora ben visibile: ma la mancanza di manutenzione e l'incuria - conseguenze paradossali dell'arrivo dell'acquedotto pubblico, negli anni '60 - hanno provocato un progressivo interramento, cosicché l'acqua che sgorga nel piccolo bacino in legno a valle della strada ("al bachàs") presenta attualmente una portata molto ridotta, pur essendo di ottima qualità per freschezza e leggerezza. Un'altra sorgente serviva gli abitanti della parte souberana della borgata: si trova circa 200 m. a Est delle ultime case, in località Gourc.

 

Il forno in pietra, con piano e volta interna in mattoni pieni, si trova all'ingresso della borgata (al termine della strada asfaltata) sulla destra, a stretto cointatto con le case. Inagibile da molti decenni, è fortemente deteriorato e non facilmente individuabile.

 

Non vi sono chabot specificamente collegati alla Nova, anche se almeno una famiglia possedeva uno dei Chabot 'd la Donia. Vi sono nei dintorni numerosi porti ("portici": costruzioni in muratura, con tetto in làouse ("lose") e uno o più lati aperti, adibiti alla conservazione di fieno o foglie, a volte forniti di aia per la battitura del grano o della segale).

 

Due edifici, a tutt'oggi, presentano ancora affreschi devozionali: al centro della borgata, la casa appartenuta a Cesarino Monaco (vedi più avanti) ne conserva uno policromo, del 1886, in buono stato; sulla parete del rustico attiguo si può osservare anche un curioso e ampio monogramma di color rosso datato 1864. Nella zona superiore della borgata, ai margini del ripiano chiamato la Journà un lungo edificio con stalle, fienili e zone di abitazione conserva tracce sempre più precarie di un altro affresco policromo, probabilmente ottocentesco.

 

Popolazione: i dati a disposizione sono tutti relativamente recenti. Nel 1897 la borgata registrava 109 abitanti, saliti a 120 nel 1925. Nel 1931 erano ancora 106, ma nell'arco di vent'anni il calo è brusco: si passa a 51, divenuti 8 nel 1991, 4 dieci anni dopo. Gli ultimi due residenti sono stati Cesarino Monaco, deceduto nel 2009, e Margherita Monaco (nativa della Donia), trasferitasi a Valloriate. La borgata è ora abitata dai proprietari delle seconde case.

 

Economia: nel quadro di un'economia prevalentemente di sussistenza, gli abitanti svolgevano attività di piccoli allevatori e produttori di patate e castagne, fonte principale di reddito, oltre a praticare coltivazioni di grano, segale, grano saraceno, trifoglio, canapa (per produrre tessuti e cordami).

 

 

Nativi della Nova: erano nati o residenti alla Nova i caduti della I guerra mondiale: Bartolomeo Berardengo (1889-1915), Vincenzo Bertini (1886-1915), Alessio Monaco (1898-1918) e Michele Monaco (1889-1918). Ad essi si aggiungono i caduti della I guerra mondiale, omonimi, Celestino Monaco (figlio di Michele) e Celestino Monaco (figlio di Giuseppe), entrambi nati nel 1921 e dispersi nella campagna di Russia nel 1943.

 

Gli ultimi tre abitanti della Nova, Margherita Monaco, Cesarino Monaco (l'indimenticabile Chizin, infaticabile e accurato coltivatore e allevatore, nonché cercatore di funghi) e Venanzio Monaco hanno partecipato alla realizzazione del film di Fabio Gianotti e Silvia Bongiovanni "Nani di pietra giganti di carta" (Kosmoki, 2006, 23'), vincitore del premio Musicfeel al IX Festival Internazionale Cinemanbiente di Torino. Il film ha inoltre partecipato all’ Ecovision Film Festival 2007 di Palermo, fa parte del circuito internazionale documentari DOC.PORT dell’A.F.O. FilmFest di Olomouc ( Repubblica Ceka ) ed è entrato a far parte del Festival archivio di Barcellona OVNI. Ad Aprile 2008 ha partecipato inoltre al Festival della Montagna di Cuneo.

 

(l. m.)

 




© I materiali di questo sito (testi e fotografie) sono liberamente utilizzabili, a patto di indicare la fonte di provenienza e gli eventuali autori.