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Chapeuve Souberan – (souberàn in occitano significa superiore). In tempi lontani i Valourian abitavano solamente la Vila e chiamavano questo luogo chapui  ovvero in alto, in su.

La frazione è posta in posizione assolata. A monte è posto l’insediamento più antico con costruzioni che hanno il tetto in lose, mentre a valle vi sono alcune case di recente costruzione. Un documento antico attesta che nel 1754 una grande valanga si abbatté sulla borgata, uccidendo sei persone e undici vacche. 
Cappella: “la Chapèla 'd San Guiàoude”, (San Claudio), consacrata anche a San Rocco. Le rispettive feste patronali cadono la prima domenica di Giugno ed il 16 Agosto.
 
Testimonianza del sig. Girodengo Albertino (Bertou 'd Chapeuve):
Le due frazioni contavano, nella prima metà del secolo scorso, circa una ventina di famiglie  che vivevano di agricoltura, ovvero della coltivazione della patata, del granoturco, del grano saraceno e dei fagioli. L’allevamento del bestiame elencava: conigli, galline, vacche, pecore ed asini, utilizzati  quest'ultimi come animali da soma.
Dai primi di giugno le vacche venivano portate in alpeggio a La Preza, luogo in cui era presente una sorgente sito a monte della borgata di Pianta Queccha (Pianta Cotta).La permanenza in altura terminava la seconda domenica di settembre in occasione del festeggiamento della “Madonna del Sapè, mentre le pecore venivano riportate a valle successivamente, ai primi di novembre.
Fonte di reddito era altresì rappresentata dalla raccolta della lavanda (izòp) che cresceva spontanea sulle pendici rivolte a mezzodì del monte Tajarè.
Prima della costruzione delle fontane gli abitanti attingevano l’acqua dal “valoun” rio che scende dalle falde del Tajarè o dal Bial e la trasportavano a spalla in paese dentro a grossi secchi appesi ad un’asta, detta localmente: “barella”.
Si contano due forni, di cui uno ancora in buon stato di conservazione e sito a Chiappue soprano. I tetti dei porticati delle abitazioni erano ricoperti prevalentemente con paglia.
 
La frazione è stata dotata di luce pubblica solamente verso la fine degli anni ‘50 del secolo scorso, laddove la strada di collegamento al capoluogo (La Vila) è stata asfaltata negli anni ’60.
Gli scolari e le scolare residenti nella borgata dovevano raggiungere la scuola sita a L’Eràl (borgata Airale), percorrendo a piedi i quasi tre Km di carrozzabile.
 
Nel 1973, precisamente il 19 febbraio, l’abitato è stato sfiorato da grande valanga precipitata lungo le pendici del sovrastante monte Tajarè che, pur avendo sepolto la casa di recente costruzione sita all’inizio del paese, non ha causato vittime. Tale slavina ha ripercorso il tragitto di quella precedente del 1918, staccatasi sempre dal Tajarè.
Infine la borgata, nel 2008, è stata investita da un evento alluvionale.
 


 


 



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